A cura di Cristina Rubano
Morde con soddisfazione la cialda di un cono gelato mentre fissa divertita l’obiettivo della polaroid che sta per scattarle una foto, alle sue spalle le colonne del Pantheon gremite di gente in un martedì di giugno decisamente non convenzionale… Si è fatta immortalare così una cittadina romana al gazebo Psicologia e Alimentazione del Festival della Psicologia lasciando un eloquente slogan a sottotitolare la sua foto:
“Dalla fame fisica, al bisogno di consolazione e conforto al desiderio di affrontare la vita e raggiungere i propri obiettivi… Tutto questo e anche di più racchiuso in un solo boccone!”
La fame emotiva, quella che spinge alla ricerca urgente di cibo, quella che, spesso in solitaria e con vergogna, porta a mangiare più di quanto non si vorrebbe e che lascia, al posto di un senso di soddisfazione e sazietà, solo tanti sensi di colpa…quella fame che, in altre parole, porta a mangiare le proprie emozioni.
Se ne è parlato in piazza… sì, avete capito bene, non dentro lo studio privato di uno psicologo, né in un ambulatorio di un servizio di Salute Mentale, ma sotto a un gazebo condividendo con semplicità e un pizzico di autoironia idiosincrasie e piccole manie che caratterizzano il modo di mangiare di uomini e donne.
Questo quanto è avvenuto il 23 e 24 Giugno a Piazza del Pantheon e Piazza Enrico Fermi in occasione della manifestazione “Stiamo fuori”, il primo Festival della Psicologia organizzato dall’Ordine degli Psicologi del Lazio. La manifestazione ha visto gli psicologi uscire dagli studi e andare in dieci piazze di Roma ad incontrare i cittadini per proporre alcune aree di applicazione e di intervento della psicologia. Partner dell’evento la società NOEO con l’allestimento ICO.PSI.CO – Iconografia di una Psicologia Contemporanea che ha esposto una galleria fotografica di alcuni psicologi ritratti in contesti di lavoro sorprendentemente variegati e diversificati fra loro. Accanto a queste, le foto dei cittadini che hanno partecipato alla manifestazione facendosi immortalare da una polaroid e lasciando il loro personale slogan in risposta alla domanda: “Come immagini sarà la tua vita nei prossimi tre anni? ”
Fame fisica e fame emotiva: qual è il tuo comfort food?
Tante le persone che si sono avvicinate al gazebo, alcune incuriosite dall’allestimento fotografico, altre già a conoscenza dell’iniziativa e interessate all’alimentazione, altre un po’ intimidite e sorprese di incontrare, forse per la prima volta, uno psicologo e di incontrarlo così, quasi per caso e in un luogo accessibile a chiunque. Molti si sono riconosciuti in una o più delle definizioni che proponevamo per descrivere la fame emotiva, scoprendo in che modo la “voglia di mangiare” spesso non sia avvertita propriamente nella pancia ma “dal collo in su” in risposta ad un bisogno di nutrimento emotivo piuttosto che fisico.
Tante le testimonianze raccolte…
Una donna di mezza età che da tutta una vita è perennemente a dieta ma che ad ogni turbolenza emotiva non può fare a meno di rifugiarsi nel potere consolatorio del cibo..
Una giovane studentessa che passa nottate sui libri spiluccando qua e là, per tenersi sveglia, per mantenere la concentrazione, forse anche per non porsi domande più grandi di quelle di un compito d’esame e a cui non si può trovare una risposta preconfezionata in un libro di testo.
Un giovane cuoco che si avvicina incuriosito e ci racconta cosa è il cibo dal suo speciale punto di vista: il sogno di un lavoro, di un futuro, magari all’estero, lontano.. fuori dall’Italia.
Storie di cibo, storie di emozioni, di speranze e paure per il futuro. Attraverso il cibo, le loro manie e debolezze, attraverso i loro personali comfort food le persone che abbiamo incontrato ci hanno raccontato la loro fame emotiva e, con questa, le paure e le incertezze che accompagnano i loro desideri e progetti per il futuro; un futuro che, mai come oggi – nella postmodernità che si fa ogni giorno sempre più “liquida” (Baumann, 2000) – appare precario, incerto e confuso.
Desidera, progetta, realizza…!
Questo lo slogan trasversale della manifestazione, uno slogan che ad alcuni passanti è suonato irriverente, quasi provocatorio: oggi come oggi ci si può permettere il “lusso” di desiderare, di fare progetti a lungo termine e di investire energie per realizzarli? Davanti al lavoro precario, ai legami affettivi fragili e mutevoli, ad un mondo economico e sociale in continuo mutamento l’unico desiderio che possiamo permetterci è forse quello del cibo che conforta e che consola? Ovviamente noi diciamo no, no perché come psicologi, pur operando in ambiti molto diversificati, lavoriamo per lo sviluppo e il benessere delle persone, affinché possano ampliare le proprie capacità di scelta, raggiungere i propri obiettivi e intravederne sempre di nuovi. La piazza si è rivelata un microcosmo unico dal quale intercettare, attraverso le preferenze e i comportamenti alimentari più disparati, emozioni e desideri che aspettano solo di essere ascoltati. E allora… “mordiamola questa vita!”