A cura di Marta Giuliani
Siamo a Roma! È un giorno ventoso di sole a Piazza del Popolo e sta per avere inizio la seconda edizione del Festival della Psicologia a cura dell’Ordine degli Psicologi del Lazio.
Dopo il successo dell’anno scorso si è deciso di replicare e di tornare a parlare con la gente di noi, del nostro lavoro e della nostra passione. C’è chi ha disdetto i pazienti, chi ha preso un giorno in comunità, chi qualche ora in ospedale e chi ha rimandato gli appuntamenti con le aziende e con i clienti. Sono tanti i colleghi intervenuti che, sentendo parlare del Festival, si sono affacciati al punto di incontro più vicino a loro per ringraziarci e per porgerci il loro aiuto.
“Quello che state facendo è importante per tutti noi…se possiamo aiutarvi in qualche modo siamo qui”
La risposta dei cittadini romani e dei colleghi è stata calorosa e accogliente, a confermarci un bisogno condiviso di comunicazione e vicinanza. Ma se l’obiettivo generale dell’iniziativa è quello di presentare noi alla gente, è anche vero che il focus di ogni incontro sono le persone stesse…le loro storie, le loro aspettative, le loro emozioni e le loro difficoltà.
Desidera, progetta o realizza?
Questa è una delle domande poste a chi, incuriosito, si avvicinava al gazebo per scoprire cosa ci facessero degli psicologici in piazza con un tabellone, una polaroid, un pennarello e dei post-it colorati. Quale di queste tre aree pensi ti rappresenta meglio oggi? Chiudo gli occhi e mi lascio trascinare dai pensieri… “sono in attesa di realizzare!” mi dico e poi ridendo tra me e me aggiungo: “Anche se nell’ambito lavorativo continuo freneticamente a progettare!”
Sì, perché il desiderio, la progettazione e la realizzazione non sono momenti così facilmente distinguibili tra loro, ma elementi di un processo circolare che dura tutta la vita.
“Sono appena andata in pensione, quindi adesso Desidero, Desidero e Desidero”
“Beh, ho 43anni quindi devo realizzare per forza!”
“Ho deciso di sposarmi, devo progettare ancora tutto”
“Non trovo un lavoro, quindi desidero realizzarmi!”
Quante emozioni in una semplice domanda, quante storie e quanti sguardi che vagavano chissà dove per poi tornare da noi a immortalare quei pensieri in una foto e in un pensiero. Tante le persone che hanno deciso di lasciare la loro immagine in Piazza, a testimoniare non solo la loro presenza, ma la loro esperienza e il loro progetto di vita.
Molto spesso, però, i nostri progetti vengono messi a dura a prova e ci si trova a dover affrontare degli ostacoli inaspettati che ci sembrano insormontabili. Pensiamo ad esempio a tutte quelle persone a cui viene diagnosticata una malattia cronica, come il diabete o l’ipertensione: come si reagisce alla notizia? Quali emozioni entrano in gioco?
Si è parlato anche di questo a Piazza del Popolo con i colleghi del Gruppo Stress Management in Cronicità. Come si affronta un tema tanto delicato in mezzo ad una piazza? Nel modo più naturale e leggero possibile…ormai si sa, noi psicologi Stiamo Fuori ed abbiamo una gran voglia di esprimere liberamente la nostra creatività, quindi dateci due gessetti colorati e un pavimento e il gioco è fatto!
Ridisegna il tuo percorso
Due percorsi disegnati a terra, uno rettilineo e lineare ed un secondo pieno di curve e ostacoli…e ovviamente uno psicologo posizionato lì accanto a te ad accompagnarti in questa esplorazione.
Siamo soliti immaginare il nostro percorso come semplice, magari con qualche piccolo sassolino di mezzo, ma sostanzialmente dritto e con poche sbavature.
“E se provasse a percorrerlo nuovamente ad occhi chiusi? Oppure saltellando su un piede solo?”
Vi immaginate decine di persone saltellare in mezzo al centro di Roma? Ebbene sì, gli psicologi fanno anche questo… non per gioco, ma per far comprendere in modo ludico che significa l’imprevisto e la difficoltà.
E dopo qualche minuto di divertimento ecco che le emozioni prendono il sopravvento “mi sono sentito instabile“, “avevo paura di cadere“, “difficilissimo…avevo bisogno di appoggiarmi“…sono queste le emozioni che ci possono assalire quando ci troviamo davanti ad una diagnosi di malattia cronica, o quando qualcuno che amiamo si trova a dover modificare il proprio stile di vita per raggiungere i suoi obiettivi.
E se lo psicologo ti guidasse e ti accompagnasse attivamente in questo percorso accidentato? Magari con il suono della sua voce oppure porgendoti la sua mano? Beh, le risposte cambiano notevolmente: “Tutta un’altra cosa!”, “Meno solo, ho pensato è dura ma si può fare e non me l’aspettavo”, “La guida è stata strana, ma mi ha fatto sentire che non ero solo e che si può fare!”.
Il Muro delle Risorse
Ed è a questo punto che le persone vengono accompagnate al Muro delle Risorse, un enorme pannello colorato in cui poter esprimere (in base alle difficoltà provate) a quali risorse avrebbero voluto attingere in quel momento…familiari, amici, professionisti, estranei o nessuno.
Perché la psicologia, in questi casi, non si delinea in un’ottica di assistenzialismo ma di supporto nella scoperta delle nostre capacità e risorse.
Penso che valga la pena di chiudere con le parole di Mario, un uomo di 50anni:
“quando mi hanno diagnosticato il diabete è stata una botta…avevo solo trent’anni… Ma oggi devo ringraziarlo perché ho imparato a prendermi cura di me. Prima non mi importava quanto bevevo, cosa mangiavo e se dormivo due ore a notte. Oggi, nell’urgenza, ho scoperto che mi sono fatto del male per tanti anni…vado in palestra, mangio sano e non mi privo di nulla. Se voglio un dolce lo mangio e compenso con l’insulina…la differenza da prima? Che prima quel dolce neanche me lo gustavo, tanto potevo mangiarne quanti volevo…oggi quel dolce me lo ricordo a distanza di giorni. Il diabete mi ha radicalmente cambiato le abitudini, ma mi ha dato il potere di scegliere della mia vita…un potere che prima non pensavo di avere.”