A cura di Marta Giuliani e Luca Pierleoni
Piazza del Popolo – Roma. Il caldo di fine giugno inizia ad essere cocente ma la splendida cornice di Roma e la compagnia dei Romani permette di non pensarci. E’ il Festival della Psicologia e al grido di “Stiamo Fuori”, insieme a numerosi altri colleghi psicologi, abbiamo presidiato uno dei 10 diversi gazebi dislocati in tutta la Capitale per incontrare i cittadini, parlare con loro, presentare il nostro lavoro e la nostra professionalità. All’ombra del grande Obelisco Flaminio si parlava, tra le altre cose, di sessualità!
Si, perché se la psicologia ha come obiettivo la salute generale della persona, ecco che l’intimità, le relazioni e il rapporto con il proprio corpo entrano a pieno titolo in questo processo di benessere. E i Romani lo sanno bene!
In molti si sono fermati, attirati dalla nostra presenza: ragazzi a passeggio, lavoratori in giacca e cravatta, dipendenti in pausa pranzo o pensionati finalmente liberi di godersi la Città Eterna. E se spesso si crede che parlare di sessualità generi imbarazzo e una certa resistenza, ecco che la realtà ha confermato quanto ci aspettavamo, ovvero che tale tematica, se affrontata in modo ludico ma scientifico, non produce alcuna riluttanza negli sguardi dell’altro, ma origina curiosità, interesse e molte domande. Perché la sessualità, si sa, appartiene a tutti, giovani e meno giovani, uomini e donne, in coppia e single.
Cristina, 59 anni – pensionata, mentre guarda le immagini tratte dal progetto Ico.Psi.Co. “Questa iniziativa è davvero unica, è bello vedervi fuori dai vostri studi. Ma mi spiegate cosa ci fa una psicologa sulla Prenestina?” Da qui nasce una simpatica conversazione sulle diverse aree di applicazione della psicologia, quelle aree che purtroppo a volte non sono intuitivamente accessibili alla cittadinanza. Nel suo sguardo stupore, interesse e, principalmente, desiderio di essere resa partecipe del mondo che ruota intorno alla nostra professione. Dice di avere solo due minuti per noi, ma alla fine rimane a farci compagnia per circa mezz’ora. Ci chiede di essere accompagnata a scoprire i vari spazi del gazebo quando ad un certo punto si blocca a fissare una giovane coppia intenta a sperimentare un’attivazione corporea.
L’immagine che si presenta ai suoi occhi è quella di uno psicologo concentrato a guidare due ragazzi nella scoperta consapevole delle proprie esperienze sensoriali, tramite un pennello, una crema, un olio, una mascherina e una paperella. Ciò che vede la incuriosisce e sul suo viso appare un’espressione di estrema tenerezza ma profonda malinconia quando dice: “Che carini che sono, anche io quando ero giovane ero così affiatata con mio marito, sono sensazioni che non provo ormai così spesso”, poi ridendo, forse per stemperare un po’ quel momento riflessivo, aggiunge: “Ma ormai sono vecchia per queste cose!”
Ecco che in quel momento, sentendo quelle parole, si è palesato il senso della nostra presenza lì e dell’importanza della “comunicazione”.
Perché parlare di sessualità a Piazza del Popolo e come farlo?
La sessualità è un grande contenitore in cui non è possibile inserire solo aspetti quali erotismo, fantasie, seduzione e funzionamento genitale. La sessualità è anche consapevolezza del proprio corpo come strumento di conoscenza, è la capacità di affidarsi in modo autentico e fidato, è la possibilità di rispettare e far rispettare i propri confini e scegliere autonomamente il grado di intimità da concedere all’Altro. La sessualità è la possibilità di dire di SI ma anche di dire di NO, di giocare senza la paura del giudizio e dei pregiudizi, di abbandonarsi alle sensazioni piacevoli senza sentimenti di colpa o imbarazzo dettati dagli stereotipi culturali.
Ma risulta evidente quanto queste conquiste siano il frutto di una serena comunicazione tra il nostro corpo e la nostra mente, in un processo di libero interscambio e supporto. Da dove cominciare quindi? Dall’imparare ad ascoltarci! Dall’affinare le nostre innate capacità di percepire i numerosi segnali che il corpo ci invia, dandogli quindi dignità e un senso nella nostra storia.
Per aiutare le persone in questo primo processo di conoscenza, le abbiamo invitate a bendarsi e ad affidarsi all’Altro in un processo di esplorazione dei 5 sensi: stimoli uditivi (la voce del partner e/o del conduttore, i rumori della piazza), stimoli olfattivi (profumi, essenze), stimoli tattili (pennello setoso, papera vibrante), stimoli visivi (mascherine), stimoli gustativi (talco commestibile o essenze commestibili). L’obiettivo era quello di favorire la percezione di sé e dell’Altro attraverso il contatto corporeo; stimolare l’espressione dell’affettività e la percezione del piacere; facilitare la fiducia e prendere consapevolezza delle emozioni e della loro espressione. Al termine del gioco ogni partecipante doveva scegliere un termine che esprimesse al meglio il tipo di esperienza vissuta.
Tra i vari termini vorremmo riportarvi quello di Nicoletta, impiegata, che dopo aver eseguito l’attivazione sceglie di scrivere sulla lavagna delle emozioni la parola “Accoglienza”. Nicoletta, infatti, durante l’esperienza guidata ha vissuto un momento di intenso abbandono corporeo che la ha un po’ preoccupata e lo psicologo lì presente, accorgendosi di questo, le ha posto una mano sulla spalla per farle sentire la sua presenza. Dopo l’esercizio lei riporta quel momento come estremamente accogliente e fondamentale per farla sentire serena di poter continuare l’esperienza.
Sarebbero infinite le scene degne di nota da riportare ma ci terremmo a concludere con l’augurio di Cristina che, andando via dopo aver fatto anche l’attivazione corporea, ci ha detto: “E’ stato bello trascorrere del tempo con voi e, soprattutto, tanti complimenti al mio corpo per avermi ricordato che sono ancora una giovincella dentro e fuori!”
Un grazie speciale per queste intense giornate va all’Ordine degli Psicologi del Lazio per averle promosse, a tutti i colleghi coinvolti attivamente nell’iniziativa e a quelli non coinvolti direttamente ma che ci hanno supportato passandoci a trovare e portandoci caffè e biscotti, ai colleghi psicologi con cui abbiamo condiviso Piazza del Popolo e, in particolar modo, grazie a tutte le Romane e tutti i Romani che ci hanno permesso di conoscerli, che si sono “lasciati andare” e che ci hanno fatto entrare in contatto con i loro pensieri e desideri.
E per concludere, grazie anche a tutti coloro non hanno trovato la “forza”, la motivazione o il tempo materiale di “stare fuori” con noi. È anche per voi che speriamo l’anno prossimo si potrà replicare questo evento!