a cura Gruppo Stress Management in Cronicità
La nostra vita è fatta di momenti e di incontri, a volte può accadere che siamo posti di fronte ad ostacoli, o che quotidiana-mente dobbiamo occuparci di noi o molto spesso di chi ci sta vicino, ritrovandoci a gestire quote di stress inaspettate rispetto alla cronicità che viviamo.
Ma come ci muoviamo e quali risorse troviamo per andare avanti? Facciamo un passo indietro, le persone affetta da una patologia cronica come il diabete, l’ipertensione, ecc., potrebbero, anche se non obbligatoriamente, manifestare difficili vissuti emotivi come la paura, l’ansia o lo stress e/o intense dinamiche nel loro mondo relazionale che possono aggravare ulteriormente il loro disagio.
Possiamo quindi immaginare quanto il con-vivere con una patologia cronica possa necessitare di una nuova riorganizzazione per la persona, che la renda in grado di gestire al meglio possibile lo stress e le emozioni negative che accompagnano ogni stadio della malattia.
Non solo, il malato cronico e il suo disagio investono inevitabilmente anche le persone che gli stanno vicino. Queste improvvisamente imparano notizie sulla malattia, si occupano delle prescrizioni e in qualche modo, nel loro modo, cercano di mettere insieme tutte le nuove informazioni di cui sono messe a parte. Ciò comporta un grande stravolgimento di abitudini e la riorganizzazione di nuovi stili di vita nella quotidianità, che possono produrre un aumento del livello di stress vissuto e percepito.
Quest’aspetto si traduce spesso in un deterioramento delle relazioni affettive, che incide sullo stato generale di sofferenza del paziente e delle persone coinvolte nel suo disagio. Molto si è scritto sul fatto che questi aspetti hanno un ruolo chiave nella prognosi della malattia organica, dunque sembra di fondamentale importanza poter intervenire su tali fattori.
Numerosi pazienti mostrano una scarsa partecipazione al trattamento per diversi motivi, primo fra tutti quello della mancata accettazione della malattia. Lo psicologo in questo contesto diventa una figura chiave per facilitare la funzione di management della malattia cronica. In particolare può essere di aiuto a:
esplorare il vissuto relativo alla malattia cronica,
favorire l’espressione dei desideri del paziente,
gestire le difficoltà che il soggetto incontra nel con-vivere con la malattia cronica,
migliorare l’adesione al trattamento previsto da parte della paziente,
far sì che il paziente si senta parte attiva del trattamento,
ridurre quelli che possono essere i comportamenti a rischio,
offrire un’opportunità di ascolto per gestire lo stress legato alla patologia,
facilitare la comunicazione con le figure importanti che gravitano intorno al paziente affinché lo aiutino a gestire la malattia stessa.